Crogiolo
Riproduzione del testo precedente. In questa trascrizione, l’ortografia e la sintassi originali sono state rispettate.
DICHIARAZIONE DI COME FARE OJA IN SCATOLA
L’arte di fare la lamiera di stagno o di dare al ferro ordinario ridotto in fogli uno strato scoperto che lo rende più piacevole all’occhio, che corregge il cattivo colore e lo preserva dalla ruggine, consiste in due operazioni principali. Il primo è la rimozione di tutti gli ostacoli che possono impedire allo stagno fuso di legarsi alla superficie delle lastre di ferro. La seconda è quella di disporre i due materiali in modo tale che l’unione dello stagno con il ferro sia la più intima e la più uguale possibile, e tutto questo a un costo.
Per stagnare la superficie del ferro, è necessario che sia esattamente pulita. La minima macchia, una briciola di urina, la sola polvere, sono in grado di rovinare l’operazione. È quindi necessario iniziare a pulire e sgrassare le lamiere di ferro da stagnare con la massima precisione. Niente lo farebbe meglio della lima; ma questa sarebbe troppo costosa: per questo abbiamo fatto ricorso a vari solventi acidi che rendono l’operazione più economica. In essi i fogli di ferro vengono messi a bagno per qualche tempo per sgrassarli e pulirli, poi vengono strofinati con sabbia, che ha appena rimosso ciò che possono avere impuro, dexandolas in uno stato di essere in grado di stagno loro.
Gli operai fanno grande mistero delle acque acide che usano per sgrassare il ferro. Il signor Reaumur ha rivelato quelli che sono comuni: prendono la loro birtudine dalla segale che si fa in loro in modo che diventano acidi e generalmente tutti i grani fermentati e diventati acidi, comunicano all’acqua questa stessa qualità più o meno efficace. Sembra che sia confermato che gli anni che pochi grani sono presi, fermare questo tipo di fabbricazione, questa pratica di pulizia del ferro con queste acque acide, che viene eseguita in grotte sotterranee fatte stufe dal calore che è attento a intrattenere è laborioso, ma c’è un altro in grado di produrre maggiore e migliore effetto ed è meno laborioso, e meno costoso.
Questa scoperta è stata fatta da un altro famoso accademico.Questa scoperta fatta da un altro famoso accademico si basa su questa riflessione, che ciò che è più adatto per la pulizia delle lastre di ferro, non è in realtà né il vaso né la ruggine, ma una specie di sostanza ferruginosa, mezza vetrificata dall’azione del fuoco, sulla superficie di queste lastre, dove forma una specie di vernice, che accompagna quasi sempre ogni tipo di ferro, quando esce dalla fucina: Questa vernice è quella che resiste a tutti i solventi, e che è difficile da rimuovere. Le acque acide e acide lo fanno, scivolando e infilandosi sotto le squame a favore di un numero infinito di fessure che necessariamente si rompono sciogliendo una certa parte di ferro, al quale la vernice è intimam.te incollata, ma per questo richiede un’infusione molto dilatata e un lavoro continuo di molti operai.
Il modo più semplice e breve per riparare il ferro di questa scala è di introdurre un inizio di urina sotto: Per questo basta immergere le foglie di ferro per due giorni, due o tre volte soltanto in acqua acida, e toglierle subito, e lasciarle così, in modo che si riempiano di urina; quando sono già piene di urina, si strofinano con sabbia, e questo sigilla le incrostazioni e l’urina e in questo modo si puliscono con più perfezione, che tenendole continuamente in ammollo nella stessa acqua per lo stesso periodo di tempo.La stessa acqua per lo stesso tempo. Il nostro medico ha trovato nelle sue esperienze che di tutte le acque acide che ha usato, in cui si forma l’urina, quelle in cui ha fatto sciogliere il sale di ammoniaca, hanno fatto l’operazione più rapidamente; e aggiunge che forse lo stesso si otterrebbe immergendole in acqua chiara. è anche pieno di ferro forgiato; e questo sarebbe il mezzo più semplice ed economico. Il secondo punto che resta da esaminare, è sapere come disporre le cose per sbiancare e stagnare le lamiere di ferro, dopo che sono state ben pulite.
Per stagnare il ferro in generale, non basta metterlo nello stagno fuso perché non si legherebbe senza l’aiuto di qualche intermedio. È necessario mettere questo stagno fuso, in uno stato da attaccare intimam.te alla superficie del ferro, e coprirlo con uguaglianza, in modo che non sia facile separarlo dal. I lavoratori di diverse professioni, come i fabbri, i calderai, i cuoiai e i bottonieri, hanno per questo scopo ognuno il proprio metodo particolare.
Tra i vari materiali che questi artigiani usano, per disporre lo stagno fuso in modo da coprire esattamente il ferro; sembra che il sale ammoniacale meriti la preferenza: perciò alcuni individui lo hanno usato per fare il foglio di stagno; e che la bianchezza dei fogli è stata alterata con macchie di vari colori; che hanno formato sulla superficie dei fogli alcune specie di iris; a cui si aggiunge che il sale ammoniacale ha la cattiva qualità di riempire il ferro di ruggine; dopo aver contribuito a stagnarlo.
A dire il vero, quelli che capiscono bene l’arte di sbiancare il ferro non usano solo questo sale, ma appena hanno lo stagno fuso nel crogiolo, coprono la sua superficie con un pollice o due di sego fuso; purtroppo, la lamiera di ferro non tocca mai lo stagno senza essere prima passata attraverso il sego fuso; senza il quale, quando la lamiera è stagnata, sarebbe piena di macchie granuginose. Queste macchie sarebbero originate da una specie di scoria che si trova sulla superficie dello stagno fuso e che non è altro che lo stesso metallo, che è stato impoverito dal fuoco della sua parte oleosa e ridotto a ciò che chiamiamo calce di stagno, che non è né malleabile né fusibile. Queste due qualità vengono ripristinate dall’aggiunta di una materia oleosa, come il sego; e questa aggiunta preserva le cialde di ferro che vengono messe nel crogiolo per la stagnatura dalle macchie granulose.
Ma il sego che gli stagnini usano in questa occasione non è il sego comune, o il bianco, che produce questo effetto solo imperfettamente e con poca certezza; è un sego che i suddetti operai hanno preparato e reso nero; e questo è tenuto come un grande segreto. Ma nonostante tutta la sua cura nel nasconderlo, il nostro Attore, dopo essersi avvalso di vari mezzi per tingere di nero il sego, (alcuni dei quali trovò migliori di altri) scoprì che l’intero segreto consisteva nel far bruciare bene il sego in una padella di ferro; e che questa operazione, sebbene così semplice, era ciò che dava al sego tutte le qualità necessarie per facilitare l’intima unione dello stagno con le cialde di ferro.
Un’altra osservazione importante, e che non deve essere omessa, è che lo stagno fuso deve essere il più fluido possibile, in modo che si insinui nei pori sottili del ferro, e in modo che formi uno strato, o rivestimento, che è abbastanza uguale; ma se allo stesso tempo è molto caldo, il rivestimento sarà molto sottile, e così il metallo cadrà indietro sotto il suo stesso peso, prima che si sia fissato nei pori del ferro. D’altra parte se lo stagno non è molto caldo, sarà meno fluido, e quindi si stagnerà molto male: Il punto allora, si riduce a conciliare il più possibile, una grande fluidità nello stagno fuso, con un calore medio; e questo si ottiene con la miscela di diverse materie oleose come il pesce biondo mescolato con il sale ammoniacale che è il più oleoso di tutti i sali.
Questa dissertazione si troverà nel Diario de los Sabios mese di novembre 1724 pag. 644
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